Un’esperienza di studio all’estero per “aprire la mente e uscire dalla propria comfort zone”. Spesso la paura che qualcosa non vada per il verso giusto fa sì che si desista dal partire, ma così non è stato per Carlotta che ha trascorso cinque mesi all’università di Bochum in Germania.
La nostra Italian Dreamer ha preso il coraggio a due mani e deciso che bisognava mettere da parte ogni timore, lasciando Verona (dove vive e studia) per recarsi nella cittadina tedesca. Scoprendo da subito che l’Erasmus è un’occasione unica, da condividere il più possibile con altre persone.
“Mi è sempre piaciuto viaggiare, quindi ho preso al volo l’occasione dell’Erasmus. Non ho scelto Bochum ma la Germania in generale, la mia università dà la possibilità di scegliere sei mete e in base alla mia media scolastica e ad altri criteri mi è stata assegnata Bochum. Nel mio caso c’erano quattro posti ma eravamo solamente in tre: sono partita insieme a una delle due ragazze ed eravamo nello stesso appartamento, è stato fondamentale che ci fosse una persona con me con cui condividere l’esperienza. All’inizio mi sentivo un po’ persa e per questo avere qualcuno accanto mi è servito molto. Non avrei mai scelto una camera o appartamento da sola, questa esperienza serve per stare a contatto con altre persone e non in isolamento. Volevo anche conoscere diverse culture culinarie, nel mio appartamento c’era una ragazza turca ed è stato interessante organizzare i pasti in comune”.
Come si vive in Erasmus
A proposito di cibo, a Bochum la varietà è molta: tanto che, paradossalmente, Carlotta non ha quasi mai mangiato specialità tedesche. “Pranzavo o cenavo, molte volte, in ristoranti turchi e del Sud est asiatico. Gli unici piatti tipici della Germania che ho assaggiato e mi sono piaciuti sono il gulash e il curry wurst, spesso ho mangiato ai mercatini di Natale e lì le patate ripiene sono buonissime. Per il resto mangiavo molto spesso in casa, facendo la spesa con la mia coinquilina per risparmiare. Pochi prodotti italiani perché costano tanto, 1 kg pasta viene venduto a 10 euro; infatti i miei genitori mi mandavano i pacchi dall’Italia… Come costi comunque è una cittadina accessibile, i prezzi in generale sono bassi a parte l’acqua: mi è capitato di pagare una bottiglia da 0,75 litri ben 8 euro. Invece una birra media costa tra i 2,50 e i 3 euro, tra l’altro ogni città ha la sua birra: Fiege è quella di Bochum. C’era un posto sotto un dormitorio che era un bar sotterraneo, lì vendevano la birra a 2 euro ed era sempre pieno di ragazzi, infatti ho stretto tante amicizie. Però ho sentito tanto la mancanza dello spirtz…” (da brava veneta, aggiungiamo noi).
Per Carlotta l’Erasmus è stata una vera “prima volta”: “Ero già stata in vacanza in Germania con i miei genitori e avevo partecipato a uno scambio culturale a scuola, ma erano esperienze con l’occhio del turista. Invece in Erasmus mi sono sentita proprio una cittadina tedesca, ho sempre girato per Bochum con confidenza e ogni tanto mi fermavano per chiedermi indicazioni: per me una bella soddisfazione. All’inizio temevo che uscire dalla mia comfort zone con l’Erasmus mi avrebbe messa in crisi e invece non è successo: ho capito grazie all’Erasmus che sono in grado di adattarmi a diverse situazioni, a Verona abito coi miei genitori e non avevo mai vissuto da sola, invece sono riuscita a cavarmela. Bochum è una città piena di studenti provenienti da ogni parte del mondo e di persone che ci vivono per lavoro: ho conosciuto tanti italiani che si sono innamorati della gente e dell’atmosfera e quindi poi sono tornati a viverci. Mi è dispiaciuto non potere prolungare il soggiorno a un anno, purtroppo ho dovuto scegliere troppo presto e non sapevo come mi sarei trovata”.
Università in Germania, vissuta in Erasmus
Un aspetto molto interessante riguarda l’università tedesca, quasi opposta rispetto a quella italiana per metodi di insegnamento e partecipazione degli studenti. “La nostra università è l’unica che si basa sullo studio passivo, invece quella tedesca è basata sulla partecipazione e sui lavori di gruppo. L’esame finale non ha domande focalizzate sulle competenze ma è un elaborato da sviluppare partendo da una tua idea, per me è stato stranissimo perché non ero abituata”.
Nonostante l’impatto iniziale, Carlotta ha successivamente apprezzato questo aspetto dell’università tedesca grazie all’Erasmus. “Non ti annoi mai perché ogni lezione è un dibattito, i corsi sono molto specifici e i professori sottolineano spesso che per loro il voto finale non è ciò che conta; ci sono tanti corsi che danno un credito anche solo per la partecipazione. All’inizio non ero molto invogliata a esprimere la mia opinione ma poi mi sono lasciata andare, adesso in Italia noto quanto si tenda a seguire le lezioni in modo passivo. Quello che mi ha colpito di più è che a fine lezione si “applaude” sempre battendo le nocche sul banco, in Italia invece spesso non si saluta nemmeno il professore quando si esce dall’aula. Mi ricorderò per sempre una professoressa con cui ho scritto un elaborato in tedesco: spesso ci incontravamo fuori dall’orario scolastico per capire cosa dovessi scrivere, anche poco tempo fa fa ci siamo sentite via Skype per sistemare insieme il documento. Inoltre in Germania si da del “tu” ai professori, io all’inizio davo del “lei” per segnare la distanza e invece mi è stato chiesto di non farlo”.
Un altro aspetto peculiare della vita quotidiana, in particolare quella universitaria, è l’agevolazione degli studenti per molti servizi. “All’inizio ho dovuto fare una sorta di cittadinanza tedesca, grazie alla quale attraverso una tessera avevo l’accesso gratuito ai mezzi di trasporto, con treni che arrivavano fino in Olanda, o sconti in mensa e in palestra. C’è una maggiore attenzione anche all’ambiente: non si usano tante bottiglie di plastica o comunque c’è il reso con uno sconto sulla spesa, anche per il vetro. C’era tanta gente povera per strada che non chiedeva l’elemosina ma bottiglie: una volta un’amica ha dato una bottiglia di plastica a un senzatetto e lui era contentissimo. Purtroppo però in Germania sono molto frettolosi, tante persone mangiano mentre camminano: una volta ho chiesto il perché e loro mi hanno risposto che hanno il culto del mangiare camminando. I ritmi infatti sono molto serrati, ma per loro la domenica è sacra: nemmeno i supermercati o i bar sono aperti”.
Tutti i vantaggi dell’Erasmus
L’esperienza dell’Erasmus ha stimolato Carlotta e l’ha spinta ancora di più a conoscere nuove culture. “Mi è piaciuto così tanto che vorrei fare un altro Erasmus durante la magistrale: io studio inglese, tedesco, spagnolo e mi piacerebbe andare proprio in Spagna. A livello lavorativo penso che l’estero dia più possibilità rispetto all’Italia, io non so ancora cosa farò in futuro ma voglio studiare più lingue e visitare più Paesi possibile. Vorrei avere un lavoro itinerante, non mi piace stare ferma in un luogo perché ci sono tante cose da vedere e quindi voglio approfittarne. Ma l’aspetto più duro nel lasciare Bochum per me è legato alle persone che ho conosciuto… anche se ci siamo promessi di rivederci in futuro”.
Un consiglio per chi vorrebbe provare questa esperienza ma ha paura di farlo? “Buttarsi comunque: io in primis quando ho scoperto di essere stata presa ero titubante, quasi volevo rifiutare perché avevo paura di uscire dalla mia comfort zone. Sono felice invece di essermi buttata, ho vissuto esperienze fantastiche e scoperto tante cose su me stessa. Fare un’esperienza di questo tipo espande la mente, servirebbe a tante persone.”