Francesca – Insegnante in Francia

Francesca – Insegnante in Francia

Diventare insegnante in Italia passando… dalla Francia! E’ una storia di sacrifici, trasferimenti e per un certo senso precarietà quella di Francesca: pugliese (barese per la precisione) d’origine, universitaria a Trieste, ha realizzato a ciclo di studi concluso che trovare lavoro nel Bel Paese come maestra non sarebbe stato facile. E’ per questo che, tra una vicenda e l’altra, ha fato l’insegnante in Francia per ben 4 anni prima di riuscire a rientrare e insegnare in Italia.

“Dopo la laurea ho provato un Erasmus Traineeship in Spagna, a Siviglia, in un’agenzia di eventi e viaggi ma il lavoro d’ufficio non mi piaceva. Ero un po’ in crisi perché non sapevo cosa fare, un giorno però ho trovato un’occasione come assistente di lingua italiana all’estero: avrei potuto scegliere diversi posti ma la Francia era più facile, anche per via dei crediti universitari”.

Insegnante in Francia: come fare concorsi

Così, fatte le valigie, Francesca si è ritrovata in un posto “non proprio bellissimo” vicino a Lione dove però è riuscita ad appassionarsi facendo l’insegnante in Francia. E ha avuto anche l’occasione di tentare diversi concorsi per diventare docente di ruolo nel Paese. “Dopo poco tempo sono venuta a conoscenza del concorso per diventare docente in Francia. Il meccanismo lì funziona per unità didattiche e quindi già dal secondo anno che ero lì, rinnovando l’assistentato, ho provato il concorso in esterno: c’erano solamente 20 posti, eravamo minimo in 300 a partecipare e non era per niente facile, bisognava infatti scrivere un testo argomentativo in italiano ma secondo la razionalità francese e in più si doveva tradurre un classico dall’italiano al francese. Penso che la parte di traduzione mi sia riuscita meglio, ma il livello richiesto era altissimo“.

Poi però la chiamata per un altro paese, Chambéry, dove ha avuto la possibilità di insegnare in università e per una scuola di lingue. “Ho insegnato l’italiano anche ai Pompieri del Frejus. Lì c’era tanto lavoro, ho fatto diverse esperienze e poi ho provato a fare la supplente dal terzo anno. Questa era la mia primissima esperienza al liceo, ho svolto un part-time per qualche mese in cui ho potuto prendere in mano la situazione come docente a tutti gli effetti. Tra l’altro il preside della scuola mi ha presa a cuore e ha fatto da tramite, trovandomi un contratto in due scuole medie ad Annecy. Anche quell’anno ho ritentato il concorso in esterna, ho poi fatto supplenza per un anno intero alla scuola media realizzando anche un progetto bellissimo con una mia amica che insegnava a Venezia. Ho inoltre continuato a fare alcuni lavori serali, insegnando italiano per le associazioni di pensionati o all’università, mentre di giorno lavoravo sempre come insegnante in Francia”.

Ma non solo, perché essendo al terzo anno di presenza e a un anno da insegnante in Francia, Francesca nel frattempo aveva acquisito anche il diritto di tentare il concorso da docente in interna. “Ci ho provato, prima però era necessario seguire una formazione specifica recandosi una volta a settimana a Grenoble per prepararci all’esame per diventare pienamente insegnante in Francia. E’ stata una bellissima esperienza, che mi ha permesso di preparare il dossier spiegando il mio percorso e l’attività fatta a scuola: a marzo 2022 ho sostenuto l’esame orale a Digione e mi sentivo tornata alla maturità, dovevo preparare un ciclo di lezioni e sapevo che avrebbero preso solamente 10 persone in tutta la Francia. Alla fine sono arrivata ottava, ero molto contenta”.

Insegnante in Francia o in Italia?

Eppure, quando sembrava fatta e Francesca avrebbe potuto iniziare la sua carriera di ruolo come insegnante in Francia, ecco arrivare una notizia inaspettata. “Durante il mio anno a Chambéry, nel 2020, mi ero iscritta al concorso italiano. Ovviamente le fantomatiche date erano uscite subito dopo il concorso francese. Io mi ero iscritta in Lombardia per la classe di francese per scuole medie/superiori, da aprile a giugno mi sono quindi dedicata insieme a un gruppo di amici allo studio a distanza per i quiz. A Palazzolo sull’Oglio ho fatto il primo quiz e se non fosse stato per la mia esperienza in Francia avrei fatto molta fatica a superarlo, perché era legato a molte cose che vedevo quotidianamente in Francia a livello culturale; anche per l’orale la formazione francese è stata utilissima come impostazione di insegnamento”.

Passato anche il concorso italiano, Francesca si è dunque trovata di fronte a una scelta… forse LA scelta della vita. “Ho dovuto fare le mie valutazioni. A livello di stipendio, come insegnante in Francia vieni pagato di più anche perché il costo della vita è più alto, ma non avrei avuto la mia cattedra. Lì infatti si è funzionari dello Stato e finché non si ha una famiglia si sentono liberi di spostarti dove vogliono: di fatto fino ad allora sei supplente. D’altro canto sentivo l’esigenza di tornare, anche in Francia mi trovavo meglio con i miei amici italiani e non mi sono mai sentita francese o che fosse diventata casa mia. E’ stata dunque una scelta di cuore. Certo, a livello di carriera si possono avere cariche che qui non esistono ed è molto stimolante: lì c’è sempre voglia di imparare, sono quindi grata per questa esperienza di insegnante in Francia perché ho imparato tanto. In Italia purtroppo la supplenza è un meccanismo con deficit, non c’è una vera e propria guida, invece in Francia ho osservato molto da tanti docenti, ho potuto provare io e lì ci sono sempre ispettori che danno consigli così come il dirigente scolastico. Qui si impara piano piano con l’esperienza”.

E dunque eccola, Francesca, insegnante ufficialmente in una scuola media in provincia di Brescia. “Ho voluto fare un’esperienza all’estero, come insegnante in Francia, però in cuor mio ho sempre voluto tornare. Mi piace stare fuori e scoprire ma c’è sempre qualcosa che mi attira a casa: non solo la Puglia ma l’Italia in generale, è qui la mia casa. L’Italia mi dà un senso di tranquillità e in Francia anche le persone sono più individualiste nonostante la gentilezza, noi invece abbiamo più lo spirito della famiglia, di prendersi cura l’uno dell’altro. Mi mancavano anche i sapori, a partire dal caffè, e come viene scandita la giornata… lì alle 8 sono già in piedi anche nel weekend, per me invece la domenica i ritmi sono più rilassati”.

Esperienza all’estero per diventare insegnante

Cosa vorresti dire, quindi, a chi vorrebbe provare un’esperienza come la tua o sta facendo fatica a trovare lavoro da insegnante? “Consiglio di farla, provando a sperimentare nell’ambito dell’insegnamento, magari come assistente. Alla fine l’obiettivo è appassionare gli alunni, credo sia la parte migliore dell’insegnamento ancor più se si tratta della propria cultura, è bello vederli entusiasti. E poi si può tentare l’insegnamento all’estero, se c’è la prospettiva di tornare in Italia poi è più semplice e quindi si impara un metodo che rende più sicuri nell’esecuzione del lavoro. In Francia purtroppo la gente non vuole diventare docente, non è appetibile come lavoro perché pesante e sottopagato. Di positivo ci sono però le vacanze, perché si hanno blocchi di 6-7 settimane di lavoro e 2 di ferie: io ne ho approfittato per girare un po’ il Paese. Tra l’altro, il presidente Macron recentemente ha promosso una sorta di premio di 100-230 euro per rendere il lavoro di docente più appetibile: in effetti, se ci pensi hanno chiamato me da Bari per andare ad Annecy… Come supplente, inoltre, il procedimento è più snello: serve una laurea legata all’insegnamento che vai a fare e un legame con il percorso di studi. Un altro elemento positivo della scuola francese è l’intervallo: non si devono sorvegliare gli alunni perché ci sono persone appositamente demandate a farlo, dunque ci si può godere un momento di pausa insieme ai colleghi. E in generale la giornata è più tranquilla“.

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