Se molti di voi hanno tra i buoni propositi del 2024 quello di “cambiare vita” o provare una nuova esperienza per qualche mese all’estero, Valencia è la destinazione perfetta. Una città molto vivibile e viva, con un clima mite anche in inverno e un’atmosfera da cittadina che la rende la meta ottimale per chi non vuole il caos della megalopoli ma nemmeno la troppa tranquillità di un paese.
A raccontarci la propria esperienza di consulente per startup a Valencia è Roberto, che lavora appunto in ambito Ventures Capital & Innovation. Si è trasferito nella cittadina spagnola da ormai due anni, dopo aver iniziato a lavorare per un’azienda americana (per l’ufficio tedesco) alla fine del 2021. “Dapprima ho vissuto due mesi in Germania e poi mi sono spostato a Valencia ma viaggio molto. In particolare tra la costa est spagnola e Stoccarda, nel sud est della Germania”. Roberto ha scelto Valencia sia per motivi lavorativi sia per la città in sé, dopo un’esperienza a Milano.
“Ho studiato ingegneria gestionale al Politecnico di Milano, laureandomi sia in triennale sia in magistrale. Ho poi lavorato per 6 mesi in una startup come business manager a Milano, poi per un anno in ambito consulenza ma era un ambiente troppo stressante e quindi ho scelto di spostarmi. Ho scelto di venire qui per il settore ma anche per la città: è la terza di Spagna dopo Madrid e Barcellona, nelle prime due si ha l’impressione di essere in una megalopoli mentre questa ha le sembianze di una piccola cittadina. Phorbes l’ha inserita tra le migliori destinazioni per gli expat, infatti arrivano sempre più stranieri. È molto vivibile: il clima è eccezionale soprattutto in primavera e autunno che sono come la nostra estate. Poi mi piacciono la cultura, le persone e il cibo: è estremamente viva ed è un piacere viverci, penso di aver fatto un cambio radicale che valeva la pena“.
Perché lavorare in ambito startup a Valencia
Roberto, come detto, si occupa di consulenza d’innovazione per le aziende automobilistiche (principalmente tedesche) ma anche di investimenti nelle startup a Valencia e non solo. “Sono stato molto fortunato: ho responsabilità crescenti e opportunità continue. A motivarmi a lasciare l’Italia c’era anche un po’ di frustrazione per il lavoro di allora e per il salario post-università che non era adatto a vivere a Milano. Qui invece il mio contratto è a tempo indeterminato con tutele simili a quelle italiane e il settore in cui opero non mi darebbe problemi a trovare anche un lavoro di “emergenza”. Inizialmente i salari sono più bassi rispetto a Madrid o Barcellona, anche per via del costo della vita, ma le due città sono ormai sature e quindi Valencia sta sempre più crescendo con tantissimi expat e anche nomadi digitali. La conseguenza negativa è che i prezzi delle case sono schizzati alle stelle”.
Il nomadismo digitale è d’altronde un fenomeno sempre più diffuso: tanti italiani, e non solo, scelgono di lavorare online (da remoto) in modo tale da svolgere le proprie mansioni da qualsiasi parte del mondo. In questo modo si può impiegare il tempo libero visitando nuovi luoghi e conoscendo più a fondo le culture locali. La città sembra proprio a misura di nomadi digitali, così come per chi vuole lavorare in ambito startup a Valencia. “Il ritmo è più rilassato, qui ci si prende il proprio tempo. A volte mi manca il servizio super efficiente di Milano, ma qui c’è meno stress. Valencia resta una città viva in cui si vive bene e quindi si presta anche al nomadismo digitale. Stanno nascendo tanti spazi di coworking, che reputo un bene per la città perché la fa crescere. Purtroppo l’immigrazione di expat ha alcune ripercussioni negative per la città, la crescita dei costi sarà sempre maggiore dei miglioramenti in termini economici. Però i valenciani sono molto ospitali, amichevoli e gentili, notano semplicemente la realtà sotto i loro occhi: si pensi che in 5 anni la città è esplosa”.
Vivere a Valencia: pro e contro
Quali sono gli aspetti migliori di Valencia, per viverci? “Le persone e la somiglianza con la nostra cultura: in alcuni Paesi c’è un piccolo shock culturale quando ci si trasferisce, mentre il modo spagnolo di vivere la vita è simile al nostro ma più rilassato e conviviale. La gente è inclusiva e amichevole. Poi il clima, tolti luglio e agosto in cui fa davvero troppo caldo: Valencia non ha un mare bellissimo ma la spiaggia è gigantesca e piena di attività, inoltre ci sono tanti posti belli raggiungibili in poco tempo. E infine il cibo, soprattutto la paella. Da non tralasciare che hanno un’ottima sanità pubblica, un po’ come in Italia: mi è capitato di averci a che fare ed è stata sempre un’esperienza estremamente positiva. Inoltre, qui c’è una grandissima comunità italiana ma non è difficile fare amicizia con gli spagnoli: il terzo giorno che ero qui sono stato invitato a sciare in Andorra con 20 sconosciuti per 4 giorni e ora ho tanti amici e compagnie”.
E gli aspetti peggiori di Valencia, se ce ne sono? “La difficoltà abitativa in primis: i proprietari di casa e le agenzie immobiliari hanno forte potere contrattuale; ci sono poche case, si firma un contratto nel vano scale per accaparrarsele e le agenzie sono tremende. Vivendo da solo in un’area non periferica si spendono tra gli 850 e i 900 euro al mese, escluse le spese. La seconda difficoltà, come dicevo, è il caldo: a luglio e agosto è estremamente torrido, quasi non si può uscire di casa. Io corro spesso ma nel periodo estivo devo uscire alle 22 o alle 23 per sopravvivere. Per fortuna in quei due mesi la mia azienda lascia libertà per quanto concerne il lavoro, si può stare in smart working anche per due mesi, così come durante l’anno posso prendermi un periodo per lavorare da remoto”.
Quali lavori suggerisci, per chi vorrebbe trasferirsi lì? “Qui per lavorare serve una sorta di codice fiscale dello straniero (Nie – numero identificativo straniero) e per ottenerlo ci vuole tanto tempo, nel mio caso è stato tutto veloce e supportato dalla mia azienda. Per questo l’idea di partire e trovare un lavoro una volta qui o cercare lavoro poco prima di partire non è semplice. Ci sono tantissimi che vorrebbero venire qui, c’è tanta domanda di lavoro ma non altrettanta richiesta perché la città è ancora in crescita”.